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Ida De Angelis. Sindrome da trazione midollare. Sindrome d’Arnold Chiari I, Siringomielia e Scoliosi idiopatiche. Polidiscopatie.

Published by at 11 febbraio, 2019


 

Data dell’intervento: 12/5/2011
Data del video: 29/10/2018




La Sig.ra De Angelis, 61 anni, ci racconta la sua storia.

Il 31 dicembre 2010 stava benissimo e festeggiò il capodanno, “Quel giorno avevo avuto solo un lieve mal di schiena, nulla che facesse presupporre ciò che poi è successo.”

Alle 9 di sera dell’1 gennaio 2011, le sembrava di avere un poco d’influenza, chiese allora a suo marito di andare in farmacia a prendere la Tachipirina, nel mentre andò in bagno e le venne un leggero colpo di tosse: fu allora che la sua vita cambiò totalmente.
Suo marito la trovò a terra, semi-incosciente, con gli sfinteri rilassati. La portarono in Pronto Soccorso, e durante l’ospedalizzazione venne a sapere che probabilmente aveva un’Arnold Chiari.

Nei mesi seguenti, tornata a casa, questo tipo di crisi cominciò a ripetersi, il dolore era molto, troppo, e la paziente non nasconde che arrivò a non farcela più, a desiderare di rinunciare a vivere così: capogiri, vomito violento, rumori nelle orecchie, dolori terribili, sensazione di olio bollente in viso, fotofobia, difficoltà ad andare in bagno, incapacità di concentrarsi, di leggere, di guardare la televisione. Arrivò ad avere più di 60 crisi al giorno, passava la giornata pregando di passare la crisi seguente e chiedendosi come aveva superato la precedente.

Cercando di trovare possibili soluzioni, in Internet arrivò al Prof. Royo. A Torino le era stata proposta l’apertura del cranio, si era informata sulle complicanze, aveva parlato con vari amici medici, e alla fine ebbe l’opportunità di andare a Barcellona.

Vi andò già in uno stato deteriorato, non riusciva neanche più a bere a causa di una deviazione dell’ugola, si strozzava, le usciva il vomito dal naso, “Era veramente un inferno”.

Il 12 maggio del 2011 il Professore l’ha operata, ricorda che già alle 4 del pomeriggio del giorno dell’intervento poteva bere, il giorno dopo camminava, il giorno dopo ancora è rientrata a Torino.

Da un anno e mezzo a questa parte, e ora ne sono passati 4, è migliorata molto: riferisce che riesce a fare cose che non avrebbe mai più pensato di fare, e per le quali non la devono più aiutare.

La paziente augura a tutti i malati di raggiungere il traguardo che rappresenta per lei il recupero delle sue autonomie, ed è convinta che migliorerà ancora di più.



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